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L'estate per il palinsesto televisivo è, come per molti altri settori dell'entertainment, un periodo di calma piatta. Tutti i grossi nomi hanno concluso la loro stagione e i network riempiono gli spazi vuoti con produzioni minori, ma spesso interessanti. Accanto a serie spin-off, come Fear the Walking Dead, durante la calda stagione non è raro che sbuchino dal nulla serie che catalizzano tutta l'attenzione del pubblico che non si trova sotto un ombrellone. L'anno scorso a stagliarsi sul deserto estivo è stato Mr. Robot, incentrato sull'instabile mondo degli hacker. Quest'anno a mettere d'accordo praticamente chiunque è stato Stranger Things, un Original Netflix che guarda con nostalgia al cinema d'intrattenimento sci-fi degli anni '80, proponendo al contempo alcune novità per la serialità televisiva.
Uscita globalmente il 15 luglio sul servizio di streaming, in pochi giorni la serie ha macinato record di condivisioni sui social network da parte di spettatori appartenenti a più fasce d'età. In particolare ha strizzato l'occhio ai trentenni nostalgici, ma anche i più giovani hanno ottime ragioni per lodarne le qualità. Questo perché, a differenza di altri tentativi simili, sotto il cofano di fanservice e nostalgia si celano una storia e una sceneggiatura intriganti, che ereditano il ritmo e la maturità dei prodotti moderni, senza mai risultare pesante o infantile.
Ci troviamo nel 1983, la vita scorre tranquilla nella cittadina forestale di Hawkins, Indiana. Quattro dodicenni passano le loro serate in modo molto nerd, fra Dungeons and Dragons ed esperimenti scientifici. Ma una sera,