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Fattori di Ranking del 2018, secondo SEMRush

La SEO è un settore in continua evoluzione. Ci sono più di 200 fattori di ranking secondo Google – tanto materiale per lavoro e ricerca – ma, fortunatamente, non tutti i fattori di ranking sono ugualmente importanti. È possibile massimizzare il valore della SEO concentrandosi solo su alcuni di essi.

Negli ultimi anni abbiamo visto che Google ha cominciato a dare priorità ai contenuti approfonditi, ai backlink di qualità e all’ottimizzazione mobile. Quindi tutti i consulenti SEO e webmaster si chiedono: “quali fattori saranno più importanti in futuro e su quali concentrarsi, in primis?”

Per parlare delle tendenze e discutere questo tema abbiamo chiesto a 4 esperti italiani su quali fattori focalizzarsi principalmente e quali, secondo la loro opinione, saranno più importanti nei prossimi anni. Condivido qui sotto le loro risposte, nella certezza che potranno darti una mano a pianificare la tua strategia SEO per il 2018.

Su quali fattori di ranking consiglieresti di focalizzarsi prima di tutto?

Benedetto Motisi, Consulente Web Freelance:

A onor del vero sono sempre stato un estimatore dei fattori off-page, senza essere un “estremista” di quel partito. Soprattutto, perché è ormai da 5 anni (un tempo che per l’online è davvero lungo) che i backlink devono avere un vero valore aggiunto a un sito. Fermo restando che in molte nicchie italiane funzionano ancora molto (troppo?) bene i link “di quantità”, continuo a dire che i link di “quantità”, intesi come collegamento propriamente detto – e che quindi sono in grado di portare utenti -, diano ancora più spinta.

Attenzione: tutto questo a “parità” (per quanto sia un concetto nella SEO estremamente labile) di fattori on-page. Da una parte, senza una buona ottimizzazione on-page si possono lanciare tutti i backlink del mondo ma Google non è più rozzo come una volta, dall’altra però, a meno che non ci si voglia posizionare per query poco competitive, senza backlink è davvero difficile si vada da qualche parte, specie in SERP in cui sono presenti portali autorevoli e tematizzati. Ci vuole equilibrio nel team, un po’ come negli Avengers: puoi avere quello che mena, come Hulk, ma serve anche il “cervello”, seppur corazzato, come Iron Man.

I fattori di backlink sono estremamente importanti per il ranking. Come conferma Google (e gli esperti qui intervistati), un profilo backlink forte è cruciale per avere un buon posizionamento del sito. Ecco 4 fattori che si sono dimostrati estremamente importanti, secondo il recente studio effettuato da SEMrush che parla di 17 fattori di ranking influenti:

Fattori di Backlink importanti per il Ranking

Emanuele Tolomei, imprenditore e consulente digitale presso “Esperto SEO”:

Continuo a sostenere che prossimamente le uniche nostre attenzioni dovranno rivolgersi alla UX. Lo dico perché il problema del 2017 è stato l’accentuarsi della perdita di utenti da parte di Google, soprattutto lato e-commerce. Mentre nel motore di ricerca si stanno accentuando le ricerche local, che saranno protagoniste della ricerca vocale e strumento strategico per Google Assistant, gli utenti hanno iniziato a considerare ormai Amazon, Ebay, Etsy, i motori di ricerca per fare shopping. La cosa ha portato molti negozi a doversi confrontare con l’ingresso in questi contenitori, anche a costo di cedere parte dei propri introiti.

Quindi aggiungerei anche che è il caso, per chi ancora non lo ha mai valutato, di iniziare a considerare i fattori “SEO”, anche in questi marketplace. È qui che ci si scontrerà nel 2018 sulle ricerche che interessano gli e-commerce. Per il resto, consiglio di smettere di considerare tutto quello che è desktop. Anche se i numeri sono ancora interessanti, è inutile continuare a guardare siti da monitor di 32″, quando poi gli utenti lo guarderanno da un 5″. Anche in fase di audit e di ottimizzazione, ma anche di keyword research, ho passato tutto il 2017 a studiare gli aspetti mobile, per prepararmi a un 2018 dove onestamente a titolo personale sono molto tranquillo, visto come è messa la concorrenza. Sono in pochi ad aver mollato del tutto il desktop. Direi… meglio così.

Gaetano Romeo, CBO presso “BePrime”:

Come ogni fine anno ci troviamo a fare le nostre previsioni sui fattori di ranking che andranno per la maggiore l’anno prossimo. A mio avviso tra i fattori più importanti sui quali dovrà focalizzarsi l’attenzione degli addetti ai lavori sono due, come ha lo stesso Google rimarcato: link e tutto ciò che riguarda ogni singolo aspetto del mobile. Forse potremmo realmente vivere nell’era del concetto di “Only Mobile”.

Riccardo Mares, Digital Manager presso “Studio Cappello”:

Lavorando in un’agenzia con molti clienti e coordinando il team SEO ho la fortuna di avere una visione abbastanza ampia delle casistiche dei siti web. Quelli che secondo me sono i punti dolenti della maggior parte dei siti sono:

  • Struttura dei link interni non ottimale, con conseguente spreco di crawling budget e distribuzione “casuale” del PageRank
  • Mancanza di una strategia conversionale nelle pagine

Per il primo punto è necessario che il SEO abbia una visione d’insieme del sito, ma soprattutto è necessario che abbia una visione della strategia conversionale del sito. Sicuramente ci sono comunque delle regole de facto che vanno bene per la maggioranza dei siti web, soprattutto ecommerce. Penso alla gestione di: menu, paginazione, filtri, etc.

Per il secondo punto spesso ci si focalizza sul rank delle keyword, senza pensare che la nostra opera deve portare un utente, che ha un’esigenza, a trovare in SERP una nostra pagina che gli consente di convertire.

Secondo te quali fattori di ranking saranno più importanti nei prossimi anni, e quali invece perderanno la loro influenza?

Gaetano Romeo:

Come detto mi concentrerei su tutti i fattori legati all’ottimizzazione mobile. Quindi fattori quali velocità del sito, sicurezza (HTTPS), ottimizzazione immagini (fattore sempre troppo trascurato). Penso che la qualità dei contenuti, dove per qualità intendo saper rispondere al reale search intent dell’utente, giocherà un ruolo sempre più importante a discapito del concetto di keyword, credo che Google sia ormai abbastanza maturo da capire sinonimi e correlati abbastanza bene.

Riccardo Mares:

“La prima “botta” è arrivata nel 2012 con il (not provided), è stata poi la volta di Google Hummingbird nel 2013 e di Google Fred (figlio “illegittimo” di Google) con la coda lunga dell’intelligenza artificiale. Il tutto ha portato ad un distacco sempre più grande del SEO dal mondo delle keyword.

Il futuro sarà costituito dai comandi vocali e da Internet of Things: più la tecnologia si evolverà come riconoscimento della domanda e dell’intento della stessa, più la gente userà le macchine come oracoli o servitori.

Più saremo liberi nel chiedere cosa stiamo cercando (fino a qualche anno fa si parlava di query formate da 2-3 parole) più la dimensione delle frasi di ricerca aumenterà ed aumentando la crescita per numero delle keyword sarà esponenziale.

Ha ancora senso parlare di keyword? Probabilmente sì, finché Google cercherà comunque di tradurre le richieste complesse in keyword semplici e a lui note. Quello che sarà la bacchetta magica dei SEO sarà riuscire a progettare sempre meglio l’impianto dei contenuti al fine di garantire a Google una perfetta interpretazione del testo e delle risposte in esso contenute.

Detto questo ritengo che il PageRank avrà ancora una vita lunghissima e con lui l’importanza del backlink profile! Magari Google sarà sempre più bravo a capire la naturalezza dei link, ma continueranno paurosamente a contare.

Benedetto Motisi:

Se potessi giocarmela con più probabilità di azzeccare una partita della serie B austriaca, direi che decisamente inizieranno ad avere valore i “social signals” che, lo dico per scansare gli equivoci più veloce di una serpentina di Ivica Vastic (per riprendere l’analogia iniziale), NON è ciò che succede su Facebook ma il comportamento degli utenti all’interno del sito.

Diamine, quel bounce rate così basso (48%) emerso nell’ultimo Ranking Factors mi ha stupito, considerato che sono abituato a percentuali più alte (sopra il 70%). Va da sé che da anni marketer come Dan Petrovic e alcuni articoli su Search Engine Land smentivano questa teoria, ma la SEO è una materia in evoluzione e se non con un impatto diretto – alla fine è una metrica diretta conseguenza di una buona ottimizzazione anche di UX – qualche correlazione forse forse ci sarà.

Penso invece che inizieranno a perdere influenza tutti quegli elementi facilmente ed economicamente modificabili (vedi link automatici o testi autogenerati). Molti test SEO vanno in direzione opposta, insieme a Francesco Margherita ne stiamo facendo uno sui contenuti duplicati, ma c’è da dire che il mercato italiano è reattivo in tempi più lunghi rispetto ad altri.

Secondo lo studio di SEMRush, le pagine con posizioni alte hanno un bounce rate più basso. Questo potrebbe essere dovuto alla “fiducia” che gli utenti hanno per le pagine nei primi posti, o potrebbe significare che le pagine con posizionamento più basso sono meno rilevanti. Anche se i rappresentanti di Google dichiarano che tutti i segnali di comportamento degli utenti sono troppo “rumorosi” da considerare per classificare la pagina; un bounce rate alto potrebbe indicare che il contenuto nella pagina è poco rilevante, il che è negativo sia per gli utenti che per i motori di ricerca.

Bounce rate, Time on site, Pages per session

Emanuele Tolomei:

Riallacciandomi alla precedente risposta, quello che conterà sempre di più sarà la UX, ma anche i microdati e le performance. Negli ultimi periodi, abbiamo visto aumentare anche la varietà dei risultati, soprattutto da mobile. Ad esempio per gli e-commerce, nei risultati per immagini abbiamo il tag “Prodotto”, quando l’immagine è associata a un oggetto in vendita e la scheda dell’immagine contiene molte informazioni, che vengono compilate con i microdati. Così accade anche per i video, dove sempre nella ricerca per immagini, troviamo risultati con l’icona “Play”, che mostrano il poster del video e il rimando alla visualizzazione sia su YouTube, che su siti che hanno i microdati ben definiti.

L’altra cosa che farà la differenza saranno le piattaforme, intese come marketplace, ma anche come CMS, sempre più verticali verso specifici settori, con possibilità di avere già non più un APP, ma una PWA, che sicuramente è il futuro della fruizione dei siti web su smartphone. Quindi, sono certo che anche il tipo di tecnologia, avrà la sua rilevanza. Inizierei a pensare anche a chatbot o in generale sistemi con cui, attraverso il machine learning e l’intelligenza artificiale, potremo comunicare con i vari bot e con le varie piattaforme. Noi SEO abbiamo sempre comunicato con utenti e bot per aggiornarli sullo stato dei nostri siti o app, ma aspettiamoci anche di doverlo fare sotto forme diverse da un file XML o TXT, altrimenti ci troveremo impreparati.

Ti trovi d’accordo con le risposte date dai 4 SEO? Quali pensi che saranno i principali fattori di ranking su Google del 2018? Lasciami pure il tuo commento qui sotto. 🙂

Pubblicato in: Seo

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